LE CAUSE TECNICHE DEL DISASTRO
IL TITANIC
Senza entrare nell'innumerevole concomitanza di eventi che portarono all'affondamento del Titanic, i fattori progettuali e costruttivi che condannarono la nave possono essere così riassunti:
1) Le paratie trasversali che separavano i compartimenti stagni non erano abbastanza alte e ciò permise all'acqua di passare da un compartimento all'altro anche se i compartimenti erano integri;
2) La capacità delle scialuppe di salvataggio (20 che potevano alloggiare 1178 persone) era molto inferiore al numero di passeggeri (2223);
3) La struttura della nave era troppo fragile specie tra il terzo ed il quarto fumaiolo, proprio dove si spezzò;
4) L'acciaio utilizzato per realizzare le lamiere della carena (25,4 mm di spessore) ed i rivetti di collegamento era di qualità mediocre ed assai fragile alle basse temperature.
5) Il brevissimo tempo (meno di 3 ore) che intercorse tra la collisione e l'affondamento, fu la principale causa del disastro umano.
Le commissioni di inchiesta si chiesero come mai la nave più grande ed inaffondabile, concepita e disegnata per resistere 72 ore alla peggiore delle catastrofi, era andata a fondo in meno di tre ore.
Due fattori furono messi sotto accusa: le lamiere che componevano la murata della nave ed i rivetti d'assemblaggio.
In occasione delle immersioni effettuate sul relitto dal 1996, si osservò, grazie ad un sonar, che non c'erano né fratture né squarci nella nave. L'attenzione si concentrò sulle sei aperture laterali sul lato destro del TITANIC. Queste aperture provocate dal contatto con l'iceberg mostravano che i giunti tra le lamiere erano saltati. Vennero trovati i resti dei rivetti, che furono strappati dalla murata, poiché la loro parte appiattita era scomparsa.
Questi rivetti furono affidati al Dott. Timothy Foecke, esperto di metallurgia americano del Laboratorio di Scienze e Tecniche dei materiali dell'Istituto Nazionale di Tecnologia, con sede a Gaithersburg, Maryland. Il Dott. Foecke studiò la loro struttura e la loro composizione utilizzando mezzi d'analisi appropriati e sofisticati.
I risultati furono stupefacenti.
Le scorie contenevano impurità che provenivano dalla ghisa del minerale metallifero.
Per rafforzare il ferro forgiato una debole percentuale di scorie è necessaria mentre un eccesso rende il ferro fragile e facilmente soggetto alle rotture.
I rivetti normali dell'epoca contenevano il 2% di scorie, quelli analizzati ne contenevano in media il 9,3% (19 rivetti su 48 presentavano un eccesso di scorie, di cui qualcuno addirittura con un tasso del 17%).
Il taglio trasversale di un rivetto mostrò che le scorie erano distribuite su tutta la lunghezza e che la direzione delle fibre girava ad angolo dritto rispetto all'asse del gambo, e ciò costituiva una zona di grande fragilità.
Questi risultati dimostrarono che l'impatto dell'iceberg non causò rotture sul lato di destra della nave come si è a lungo pensato, ma fece saltare i rivetti strutturalmente fragili.
Nell'operazione di ribattitura a mano della murata della nave, ogni rivetto, era appiattito con la martellata; nel caso in cui il colpo di martello fosse stato troppo violento, la parte appiattita diventava assai debole.
Nell'impatto, l'iceberg piegò la lamiera, che a sua volta fece da leva sui rivetti.
La costruzione del Titanic aveva necessitato di tre milioni di rivetti che pesavano circa 1200 tonnellate.
Raffaele Staiano