GLI ULTIMI ISTANTI SUL TITANIC
IL TITANIC
Nord Atlantico
41 gradi di latitudine nord,
50 gradi di longitudine ovest.
All'orizzonte il nero della notte senza luna è indistinguibile dal nero del mare, piatto come l'olio.
Solo in questo punto dell'oceano le acque gelide spumeggiano. E' il risucchio gigantesco del Titanic, che ha appena finito di inabissarsi.
Sono le 2.20 di notte del 15 Aprile 1912
41 gradi di latitudine nord,
50 gradi di longitudine ovest.
All'orizzonte il nero della notte senza luna è indistinguibile dal nero del mare, piatto come l'olio.
Solo in questo punto dell'oceano le acque gelide spumeggiano. E' il risucchio gigantesco del Titanic, che ha appena finito di inabissarsi.
Sono le 2.20 di notte del 15 Aprile 1912
Appena due ore e mezzo sono passate da quando un iceberg ha squarciato il fianco destro dello scafo.
La prua, ormai piena d'acqua, è completamente sommersa e col suo peso fa leva su tutta la nave. Una forza mostruosa. Scricchiolii sinistri.
Alle 2.18, lo schianto: il Titanic, un bestione lungo 270 metri, si spezza come un grissino. La parte anteriore si stacca, inabissandosi, portando con se le prime vittime. Il capitano inglese Edward John Smith, in piedi davanti al timone, probabilmente si rimprovera di avere sottovalutato i messaggi che annunciavano la presenza di iceberg. Ma c'è solo una frazione di secondo per pensare. L'acqua spazza via dal ponte il capitano e l'intera cabina. Resterà solo il telemotore, il pesante meccanismo di bronzo del timone.
Fuori, in una delle panchine del ponte di comando, ci sono Isidor e Ida Straus: 67 anni lui miliardario newyorkese, figlio di un povero emigrante tedesco; 63 anni lei. Si amano ancora tantissimo.
"Prima le donne e i bambini", urlano gli ufficiali che riempiono le scialuppe di salvataggio. Ida passeggera di 1ª classe, ha il posto assicurato. La calano nella numero 8. Ma all'ultimo momento insiste per risalire a bordo e convince la fedele cameriera che vorrebbe seguirla, a restare nella scialuppa "Pensa a salvarti", le ordina e le regala la pelliccia. "Insieme abbiamo vissuto", dice al marito commosso, "insieme moriremo", sono abbracciati sulla panchina quando l'acqua li spazza via.
Il mare è democratico e inghiotte tutto e tutti, ricchi e poveri, letti sontuosi e umili cuccette.
La palestra sul ponte di comando. Il livello sottostante, il ponte A, con la sala di lettura e il sontuoso scalone coperto da una cupola di vetro che è il cuore della 1ª classe.
Le incredibili suite dei ponti B e C, con tanto di salotto, doppio guardaroba, doppio bagno e balcone privato: chi le ha volute ha sborsato per il viaggio l'equivalente di 50 mila euro.
Il ponte D, dove lo squarcio si apre propio tra il grandioso ristorante di 1ª, le cucine e la fornitissima dispensa.
Dodicimila piatti di porcellana e altrettanti bicchieri di cristallo si sparpagliano in mare assieme a migliaia di bottiglie di champagne, vino e birra.
E poi il livello E, con le cabine dell'equipaggio.
Il livello F, la zona dei passeggeri di 3ª classe, pochissimi dei quali riescono a raggiungere il ponte e a salire su una scialuppa. Molti non ci provano neppure. Un gruppo di Irlandesi recita il rosario nel refettorio.
Alfred Davies, 24 anni, muratore inglese, pensa alla ragazza che ha sposato il giorno precedente la partenza, alla loro prima e unica notte insieme. E ancora più sotto, nella sala macchine, gli operai fino all'ultimo buttano palate di carbone nelle caldaie, per tenere accese le luci della nave, nella vana speranza di attirare soccorsi.
Mentre questa enorme bara viaggia verso il fondale a una velocità di 40 chilometri orari, la metà ancora a galla si inclina paurosamente con la poppa verso l'alto. Poi si inabbissa, quasi verticale, in mezzo ad una pioggia di corpi e pezzi di nave che rotolano giù.
Una ciminiera stritola John Jacob Astor, 47 anni, l'uomo più ricco a bordo, erede di una famiglia che ha fatto fortuna col traffico di pelliccie. New York l'ha ostracizzato quando ha divorziato dalla moglie per risposare, un anno fa, la diciottenne Madeleine. Per sfuggire alle malelingue l'ha portata in luna di miele in Europa e in Egitto. Stanno tornando a casa perchè lei è incinta e vogliono che il bimbo nasca in America. Nascerà e si chiamerà John Jacob come il padre che non potrà mai vedere. Perchè Astor è un gentiluomo e non cerca di usare i suoi soldi per comprare la salvezza. Una volta calata Madeleine nella scialuppa, accende una sigaretta e la saluta gettandole i guanti come ricordo.
Muore con onore un altro ereditiero, Benjamin Guggheneim. La moglie lo aspetta a New York, lui viaggia con l'ennesima amante. Si preoccupa di mettere in salvo la signorina, poi con il maggiordomo, scende alla cabina del ponte B e indossa il frac: "C'è ne andremo come gentlemen". E aspetta la fine fumando sigari e sorseggiando brandy.
Il violinista Wallace Hartley, con la sua orchestrina suona sul ponte fino a quando riesce a stare in piedi. Terminato l'ultimo brano, un inno religioso, annega con tutti i musicisti.
Sono le 2.20 quando la poppa scompare. Chi non ha salvagente annega quasi subito. Chi c'è l'ha non può sopravvivere a lungo nell'acqua freddissima. Le urla agghiaccianti dei naufraghi diventano sempre più deboli. Tutt'intorno le venti scialuppe di salvataggio sono semivuote: per non far star scomode le signore di 1ª classe sono state sacrificate centinaia di vite.
Nella scialuppa 6, che può portare 65 passeggeri ma ne ha meno della metà, Molly Brown è indignata. E' una donna ricchissima, però conosce la povertà: nata in una misera baracca del Missouri, è andata a Ovest a cercare fortuna e ha avuto la buona sorte di sposare un tizio che ha poi scoperto una miniera d'oro. In acqua, lo sa benissimo, potrebbe esserci lei al posto di quei disgraziati. "Andiamo ad aiutarli", implora, "salviamone qualcuno". Il marinaio non ne vuol sapere ma alla fine deve cedere. Più tardi le da della pazza quando sostiene di aver visto un razzo di segnalazione. Ancora una volta è Molly ad averla vinta. Minaccia di gettarlo in mare, prende il comando della scialuppa e ordina alle ricche signore di remare in direzione della luce.Trovarono così la nave Carpathia, accorsa a salvare i superstiti.
Ben diverso l'atteggiamento della lady inglese Lucy Duff Gordon, propietaria di una casa di moda. Seduta nella scialuppa 1, è una delle pochissime privilegiate ad avere con se il marito, Sir Cosmo Duff Gordon. Dovrebbe essere grata al destino e invece da mostra di un egoismo impressionante. Pur di stare comoda, insiste che la scialuppa parta con solo 12 persone. Proibisce ai marinai di tornare a salvare i naufraghi. E quando vede affondare la nave ha l'insensibilità di dire alla sua dama di compagnia: "Peccato per il tuo vestito nuovo". La reputazione dei Duff Gordon ne esce distrutta. Lucy dichiarerà il fallimento prima di morire in solitudine.
Una sorte simile toccherà a Bruce Ismay, titolare della compagnia propietaria del Titanic, la White Star. E' stato lui con la sua idea fissa di battere il record di velocità, a insistere per spingere al massimo la nave. Invece di sentirsi in colpa pensa alla propia pelle e, approfittando di un attimo di caos, salta su una scialuppa destinata alle donne. Lascia morire, tra gli altri, il suo fedele maggiordomo, padre di tre figli. Le commisioni di inchiesta lo giudicheranno innocente. Ma passerà alla storia come un vigliacco.
Pochissimi passeggeri vengono ripescati vivi dall'acqua. Tra di loro Charles Joughin, il pasticciere di bordo, che è ubriaco fradicio e per questo si salva dall'assideramento.
I cadaveri tenuti a galla dai giubotti salvagente verranno recuperati nei giorni successivi. Gli altri scendono lentamente a raggiungere la nave, negli abissi oscuri, a 4 mila metri di profondità, dove il troncone di prua si è incastrato nella melma, quasi intatto. Un chilometro più in la, i resti del troncone di poppa. Tutto intorno rottami. Da qualche parte deve nascondersi anche l'unico vero tesoro della nave, un antichissimo manoscritto persiano con la copertina in pelle tempestata da mille pietre preziose.
La prua, ormai piena d'acqua, è completamente sommersa e col suo peso fa leva su tutta la nave. Una forza mostruosa. Scricchiolii sinistri.
Alle 2.18, lo schianto: il Titanic, un bestione lungo 270 metri, si spezza come un grissino. La parte anteriore si stacca, inabissandosi, portando con se le prime vittime. Il capitano inglese Edward John Smith, in piedi davanti al timone, probabilmente si rimprovera di avere sottovalutato i messaggi che annunciavano la presenza di iceberg. Ma c'è solo una frazione di secondo per pensare. L'acqua spazza via dal ponte il capitano e l'intera cabina. Resterà solo il telemotore, il pesante meccanismo di bronzo del timone.
Fuori, in una delle panchine del ponte di comando, ci sono Isidor e Ida Straus: 67 anni lui miliardario newyorkese, figlio di un povero emigrante tedesco; 63 anni lei. Si amano ancora tantissimo.
"Prima le donne e i bambini", urlano gli ufficiali che riempiono le scialuppe di salvataggio. Ida passeggera di 1ª classe, ha il posto assicurato. La calano nella numero 8. Ma all'ultimo momento insiste per risalire a bordo e convince la fedele cameriera che vorrebbe seguirla, a restare nella scialuppa "Pensa a salvarti", le ordina e le regala la pelliccia. "Insieme abbiamo vissuto", dice al marito commosso, "insieme moriremo", sono abbracciati sulla panchina quando l'acqua li spazza via.
Il mare è democratico e inghiotte tutto e tutti, ricchi e poveri, letti sontuosi e umili cuccette.
La palestra sul ponte di comando. Il livello sottostante, il ponte A, con la sala di lettura e il sontuoso scalone coperto da una cupola di vetro che è il cuore della 1ª classe.
Le incredibili suite dei ponti B e C, con tanto di salotto, doppio guardaroba, doppio bagno e balcone privato: chi le ha volute ha sborsato per il viaggio l'equivalente di 50 mila euro.
Il ponte D, dove lo squarcio si apre propio tra il grandioso ristorante di 1ª, le cucine e la fornitissima dispensa.
Dodicimila piatti di porcellana e altrettanti bicchieri di cristallo si sparpagliano in mare assieme a migliaia di bottiglie di champagne, vino e birra.
E poi il livello E, con le cabine dell'equipaggio.
Il livello F, la zona dei passeggeri di 3ª classe, pochissimi dei quali riescono a raggiungere il ponte e a salire su una scialuppa. Molti non ci provano neppure. Un gruppo di Irlandesi recita il rosario nel refettorio.
Alfred Davies, 24 anni, muratore inglese, pensa alla ragazza che ha sposato il giorno precedente la partenza, alla loro prima e unica notte insieme. E ancora più sotto, nella sala macchine, gli operai fino all'ultimo buttano palate di carbone nelle caldaie, per tenere accese le luci della nave, nella vana speranza di attirare soccorsi.
Mentre questa enorme bara viaggia verso il fondale a una velocità di 40 chilometri orari, la metà ancora a galla si inclina paurosamente con la poppa verso l'alto. Poi si inabbissa, quasi verticale, in mezzo ad una pioggia di corpi e pezzi di nave che rotolano giù.
Una ciminiera stritola John Jacob Astor, 47 anni, l'uomo più ricco a bordo, erede di una famiglia che ha fatto fortuna col traffico di pelliccie. New York l'ha ostracizzato quando ha divorziato dalla moglie per risposare, un anno fa, la diciottenne Madeleine. Per sfuggire alle malelingue l'ha portata in luna di miele in Europa e in Egitto. Stanno tornando a casa perchè lei è incinta e vogliono che il bimbo nasca in America. Nascerà e si chiamerà John Jacob come il padre che non potrà mai vedere. Perchè Astor è un gentiluomo e non cerca di usare i suoi soldi per comprare la salvezza. Una volta calata Madeleine nella scialuppa, accende una sigaretta e la saluta gettandole i guanti come ricordo.
Muore con onore un altro ereditiero, Benjamin Guggheneim. La moglie lo aspetta a New York, lui viaggia con l'ennesima amante. Si preoccupa di mettere in salvo la signorina, poi con il maggiordomo, scende alla cabina del ponte B e indossa il frac: "C'è ne andremo come gentlemen". E aspetta la fine fumando sigari e sorseggiando brandy.
Il violinista Wallace Hartley, con la sua orchestrina suona sul ponte fino a quando riesce a stare in piedi. Terminato l'ultimo brano, un inno religioso, annega con tutti i musicisti.
Sono le 2.20 quando la poppa scompare. Chi non ha salvagente annega quasi subito. Chi c'è l'ha non può sopravvivere a lungo nell'acqua freddissima. Le urla agghiaccianti dei naufraghi diventano sempre più deboli. Tutt'intorno le venti scialuppe di salvataggio sono semivuote: per non far star scomode le signore di 1ª classe sono state sacrificate centinaia di vite.
Nella scialuppa 6, che può portare 65 passeggeri ma ne ha meno della metà, Molly Brown è indignata. E' una donna ricchissima, però conosce la povertà: nata in una misera baracca del Missouri, è andata a Ovest a cercare fortuna e ha avuto la buona sorte di sposare un tizio che ha poi scoperto una miniera d'oro. In acqua, lo sa benissimo, potrebbe esserci lei al posto di quei disgraziati. "Andiamo ad aiutarli", implora, "salviamone qualcuno". Il marinaio non ne vuol sapere ma alla fine deve cedere. Più tardi le da della pazza quando sostiene di aver visto un razzo di segnalazione. Ancora una volta è Molly ad averla vinta. Minaccia di gettarlo in mare, prende il comando della scialuppa e ordina alle ricche signore di remare in direzione della luce.Trovarono così la nave Carpathia, accorsa a salvare i superstiti.
Ben diverso l'atteggiamento della lady inglese Lucy Duff Gordon, propietaria di una casa di moda. Seduta nella scialuppa 1, è una delle pochissime privilegiate ad avere con se il marito, Sir Cosmo Duff Gordon. Dovrebbe essere grata al destino e invece da mostra di un egoismo impressionante. Pur di stare comoda, insiste che la scialuppa parta con solo 12 persone. Proibisce ai marinai di tornare a salvare i naufraghi. E quando vede affondare la nave ha l'insensibilità di dire alla sua dama di compagnia: "Peccato per il tuo vestito nuovo". La reputazione dei Duff Gordon ne esce distrutta. Lucy dichiarerà il fallimento prima di morire in solitudine.
Una sorte simile toccherà a Bruce Ismay, titolare della compagnia propietaria del Titanic, la White Star. E' stato lui con la sua idea fissa di battere il record di velocità, a insistere per spingere al massimo la nave. Invece di sentirsi in colpa pensa alla propia pelle e, approfittando di un attimo di caos, salta su una scialuppa destinata alle donne. Lascia morire, tra gli altri, il suo fedele maggiordomo, padre di tre figli. Le commisioni di inchiesta lo giudicheranno innocente. Ma passerà alla storia come un vigliacco.
Pochissimi passeggeri vengono ripescati vivi dall'acqua. Tra di loro Charles Joughin, il pasticciere di bordo, che è ubriaco fradicio e per questo si salva dall'assideramento.
I cadaveri tenuti a galla dai giubotti salvagente verranno recuperati nei giorni successivi. Gli altri scendono lentamente a raggiungere la nave, negli abissi oscuri, a 4 mila metri di profondità, dove il troncone di prua si è incastrato nella melma, quasi intatto. Un chilometro più in la, i resti del troncone di poppa. Tutto intorno rottami. Da qualche parte deve nascondersi anche l'unico vero tesoro della nave, un antichissimo manoscritto persiano con la copertina in pelle tempestata da mille pietre preziose.
Il capitano
Edward John Smith
Isidor e
Ida Straus
Madeleine e
John Jacob Astor
Benjamin Guggenheim
Margaret Tobin Brown
L' inaffondabile Molly Brown
Lucy Duff Gordon
Joseph Bruce Ismay
Gli occupanti della scialuppa numero 1 fotografati a bordo della Carpathia:
in alto a sinistra Abraham L. Salomon, Charles Emil Henry Stengel e Charles Hendrickson; seconda fila da sinistra Lucy Duff Gordon, Laura Mabel Francatelli, Cosmo Duff Gordon e James Taylor; in basso George Thomas Symons, Albert Edward James Horswell, Samuel Collins e Robert Pusey.
Passeggeri di prima classe
Duff Gordon, Lady Lucy Christiana Sutherland
Duff Gordon, Sir Cosmo Edmund
Francatelli, Miss Laura Mabel
Salomon, Mr. Abraham L.
Stengel, Mr. Charles Emil Henry
Equipaggio
Collins, Mr. Samuel
Hendrickson, Mr. Charles
Horswell, Mr. Albert Edward James
Pusey, Mr. Robert
Sheath, Mr. Frederick
Symons, Mr. George Thomas
Taylor, Mr. James
in alto a sinistra Abraham L. Salomon, Charles Emil Henry Stengel e Charles Hendrickson; seconda fila da sinistra Lucy Duff Gordon, Laura Mabel Francatelli, Cosmo Duff Gordon e James Taylor; in basso George Thomas Symons, Albert Edward James Horswell, Samuel Collins e Robert Pusey.
Passeggeri di prima classe
Duff Gordon, Lady Lucy Christiana Sutherland
Duff Gordon, Sir Cosmo Edmund
Francatelli, Miss Laura Mabel
Salomon, Mr. Abraham L.
Stengel, Mr. Charles Emil Henry
Equipaggio
Collins, Mr. Samuel
Hendrickson, Mr. Charles
Horswell, Mr. Albert Edward James
Pusey, Mr. Robert
Sheath, Mr. Frederick
Symons, Mr. George Thomas
Taylor, Mr. James